lunedì 31 ottobre 2011

KUNG FU - CONFUCIO

Confucio (in cinese K'ung Fu Tzu, ossia maestro K'ung) visse fra il sesto e il quinto secolo a. C. in un'epoca caratterizzata da una grave crisi sociale e politica e da una decadenza morale assai diffusa.
K'ung Fu Tzu - Confucio
Considerò fondamentale il rapporto individuo-società

Egli era anzitutto un educatore, un maestro e desiderava che i suoi discepoli diventassero uomini completi, utili alla società ed allo stato. Il suo insegnamento mirava quindi soprattutto a ristabilire l'ordine sociale.
Confucio non cercava nuove dottrine, ma voleva far apparire ciò che insegnava come un'interpretazione del pensiero degli antichi saggi.
A questo scopo egli spiegava ai suoi discepoli i Libri Classici (uno dei quali era l'I Ching) interpretando però l'antico patrimonio culturale in base ai propri concetti morali.
Secondo il filosofo l'uomo può trasformarsi tramite lo studio, ma ciò che più importa per il perfezionamento morale è l'acquisizione di una virtù fondamentale chiamata Jen. Tale parola si può tradurre con “umanità” o “sensibilità umana”.
Li, altro concetto base del Confucianesirno, significa “riti”, “cerimonie”. Ma Li indica pure l'insieme delle relazioni degli uomini fra di loro, con i conseguenti precisi doveri: amore dei genitori nei confronti dei figli, pietà filiale dei figli per i genitori, amore fraterno tra i fratelli, rispetto dei subordinati verso i superiori e così via.
Li è quindi anche la cortesia, l'educazione, il rispetto sociale.
Li non deve però essere ipocrisia o pura formalità, ma la manifestazione di uno stato d'animo interiore, l'espressione esterna di Jen.
Conseguenza diretta di Jen e di Li è Hsiao, la pietà filiale, la virtù della venerazione.
Hsiao non consiste solo nel rispetto dei genitori e nel culto degli antenati, ma deve anche influenzare le nostre azioni al di fuori della cerchia familiare diventando così una virtù morale e sociale. Per giungere a possederla è necessario vincere il proprio orgoglio e i propri risentimenti.
Altra virtù fondamentale è I che si può tradurre con “rettitudine” e che consiste nella disposizione morale a fare il bene.
Confucio diceva che l'uomo superiore agisce per la sua rettitudine, l'uomo inferiore per il profitto.
Jen, I, Hsiao e il rispetto dei riti (Li) sono gli attributi dell'uomo superiore, mentre l'uomo inferiore mira solo al proprio utile personale.
Coltivando se stesso l'uomo diventa un saggio che possiede naturalmente e senza sforzo la virtù.
Se si vuole l'ordine nella vita dello stato bisogna anzitutto migliorare se stessi, purificare il proprio cuore e mettere ordine nella vita familiare. Se la vita familiare è ordinata vi sarà ordine nella vita sociale e la pace regnerà nel mondo. Un altro concetto importante insegnato da Confucio è quello del “giusto mezzo” che significa agire senza esagerazioni.
 
Meng Tzu - Mencio
Filosofo vissuto tra il quinto e il quarto secolo a. C.

Confucio credeva nel “Fato” (Ming), nel volere del Cielo.
Per avere successo nelle nostre azioni dobbiamo fare del nostro meglio, ma è indispensabile anche l'aiuto del Cielo che è però al di fuori del nostro controllo. È quindi inutile che ci preoccupiamo del successo o dell'eventuale insuccesso; dobbiamo solo impegnarci a fondo in ciò che intraprendiamo.

Mencio e Hsün Tzu

Un famoso filosofo confuciano fu Mencio (Meng Tzu) che visse più di un secolo dopo Confucio. Egli sosteneva che l'uomo deve praticare le virtù predicate da Confucio per mantenere tale la sua natura che è originariamente buona.
Il filosofo Hsün Tzu, vissuto nel terzo secolo a. C., contrariamente a Mencio, affermava che la natura umana è originariamente cattiva, ma l'uomo diventa buono coltivando sé stesso e praticando le virtù confuciane.

Il Confucianesimo e le Arti Marziali

Per oltre duemila anni tutti gli aspetti della civiltà cinese sono stati influenzati e condizionati dal Confucianesimo.
Lo stesso Confucio, oltre allo studio degli antichi classici, consigliava ai giovani la pratica delle arti marziali e sembra addirittura che egli abbia insegnato il tiro con l'arco e l'equitazione (corsa con i carri da guerra). Egli era convinto della necessità di coltivare sia la mente che il corpo.
Il rituale che ancor oggi esiste nelle palestre in cui vengono insegnate le Arti Marziali Tradizionali è di stretta derivazione confuciana.
Fanno parte di questo rituale la cerimonia del saluto, le relazioni fra maestri e allievi, fra allievi anziani e nuovi allievi, il rispetto dei gradi, la cortesia, la venerazione per gli antichi capiscuola, il sentimento di riverenza per il maestro e così via.
Tutto questo non deve essere pura esteriorità, ma la manifestazione genuina di uno stato d'animo interiore: desiderio di apprendere da parte degli allievi che ammirano, rispettano ed amano il loro maestro che, come un padre, li guida lungo la via della tecnica e della saggezza.
Non per niente un (vero) maestro di arti marziali viene chiamato in cinese Shih Fu che significa maestro e padre.
Senza il loro millenario rituale le arti marziali perdono il loro spirito più autentico e inevitabilmente si trasformano in attività violente e poco educative o, nella migliore delle ipotesi, in semplici sport.

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