L'Aikido per tradizione si articola sul numero tre; tre modi di lavorare: suwari-waza, hanmi-hantachi-waza, tachi-waza; tre ritmi diversi: jo, ha, kyu; tre espressioni: aikitai, aikijo, aikiken. Lo stesso vale per l'Uomo dove abbiamo una parte materiale, le gambe, una parte vitale, l'addome, una parte intellettuale/spirituale, la mente.
È molto importante che si tenga conto di questa filosofia durante lo studio dell'Aikido. Senza di essa espressioni come Shinkokyu o Tori fune cogi undo perdono totalmente di significato.
Nelle pagine seguenti non troverete una trattazione completa dei vari argomenti coinvolti nella pratica e nella filosofia dell'Aikido ma solamente dei consigli.
La nostra pratica inizia con il mokuso.
Ci si pone in seiza scendendo prima sul ginocchio sinistro, l'alluce sinistro su quello destro, il bacino adagiato nell'incavo formato dall'interno dei calcagni, le spalle rilassate, il tronco eretto non in tensione, ginocchia distanti tra di loro circa due pugni, spingere sull'hara, spingere con la nuca verso l'alto. Le mani formeranno un cerchio sovrapponendo la sinistra sulla destra e facendo toccare le punte dei pollici tra loro, avendo cura di non creare "nè mari nè monti". Le mani non devono essere né rigide ne lasciate a se stesse. La lingua tocca il palato. Gli occhi chiusi, dovono guardare a circa un metro davanti a noi. Non bisogna lasciarsi distrarre da ciò che ci circonda, ma concentrarci su noi stessi.
La nostra pratica di mokuso non può essere paragonata a quella di chi pratica zazen, anche se deve rispettarne i valori morali ed etici, ma va considerata un momento di concentrazione sul lavoro che si andrà a svolgere. E proprio nella ricerca della giusta postura si può identificare lo studio che verrà eseguito successivamente.
Spesso si confonde l'aikitaiso per un momento di ginnastica e altrettanto spesso, purtroppo, lo si sostituisce con ginnastica di potenziamento.
L'aikitaiso è un momento molto particolare in cui si applica uno studio su di noi, sul nostro corpo, sulle nostre emozioni, sulle energie che circolano dentro di noi e sullo scambio d'energie che abbiamo con il mondo che ci circonda.
La sequenza dei movimenti non è una semplice ginnastica è importante, dunque, praticarla nell'ordine esatto, con il giusto numero di ripetizioni cominciando sempre da sinistra, salvo che per kubi no undo (esercizi per il collo) dove si parte da destra, e portarla fino in fondo.
Anche l'aikitaiso, come l'aikido, è diviso in tre parti caratterizzate dalla posizione del praticante: in piedi, in seiza e seduto o sdraiato.
La prima parte è la più spirituale, la seconda riguarda l'interazione emozioni e corpo e la terza è rivolta agli aspetti energetici posturali.
Il respiro
La prima forma d'energia con cui veniamo a contatto quando nasciamo e l'aria. Si nasce con un'inspirazione e il nostro ultimo atto terreno sarà un'espirazione.
L'eccitazione emotiva influisce sul ritmo del respiro, dato che il nostro scopo è controllare e calmare la mente, è molto importante che impariamo a controllare il respiro.
Per il Maestro Savegnago è importante che la respirazione si adatti al lavoro che stiamo compiendo e quindi, se dobbiamo portare vicino a noi dobbiamo inspirare mentre se allontaniamo dal nostro centro dobbiamo espirare. Ricordando che nella fase di trattenimento dell'aria nei polmoni l'energia si diffonde in tutto il corpo mentre nel trattenimento a polmoni vuoti si sperimenta la percezione "del nulla", dobbiamo stare attenti che il momento di inspirazione sia lungo mentre l'espirazione sarà più breve.
È secondo questi principi, per esempio, che nasce il Kiai (espressione diaframmatica e vocale dell'energia): il momento in cui deve essere espresso l'atemi è così breve che l'espirazione deve essere compressa in un tempo così piccolo da provocare una esplosione.
Shinkokyu
La pratica dell'Aikitaiso comincia con lo Shinkokyu
Shinkokyu significa "inspirare lo Spirito", manifesta l'aspetto spirituale dell'Aikido e lo mette in moto. Rispettando gli insegnamenti del maestro Savegnago non ci inoltriamo in una spiegazione che deve essere data su richiesta dei praticanti.
Shinkokyu inizia con una breve meditazione in piedi, poi si conducono entrambe le mani davanti al petto con le dita rivolte verso l'alto. Ora si aprono quattro volte a 180 gradi le braccia ed ogni volta le si riunisce in un battito di mani.
Si esegue il tutto altre due volte, e poi ancora una breve meditazione. Segue poi la pratica del Tori Fune.
Tori Fune
Si comincia con la prima forma del Tori Fune. La gamba sinistra è spostata in avanti, le braccia partono dalle anche e sono proiettate in avanti fissandosi sotto la linea delle spalle. La gamba dietro spinge verso terra, è tesa e il tallone non si solleva. La gamba avanti si piega, il tratto dalla caviglia al ginocchio è verticale la coscia obliqua.
Il primo Tori Fune si esegue con tempo jo, ragion per cui si deve effettuare lentamente ed in statica. Rispettando il ritmo dell'esercizio si pronunciano le sillabe "O...Ei". Quindi si passa al Furi Tama.
Il secondo Tori Fune lo si esegue portando avanti la gamba destra ed al tempo ha, la forma più omogenea. Quindi va effettuato più velocemente ed in maniera più fluida rispetto al primo. Eseguendolo si pronunciano a ritmo le sillabe "Ei...Iei". Quindi si passa al Furi Tama.
Al terzo Tori Fune la gamba sinistra è nuovamente avanti, tuttavia il terzo Tori fune si distingue dai due precedenti poiché si esegue con tempo kyu, il più veloce Nei primi due movimenti Tori Fune si erano mossi braccia e corpo sincronicamente avanti ed indietro; adesso invece si altera il movimento; il corpo si sposta in avanti e le braccia all'indietro effettuando dunque un movimento contrario. Così facendo si pronunciano le sillabe "Sa...Ei".
Il terzo Tori fune va effettuato più velocemente dei due precedenti, bisogna cercare di introdurre una certa energia nell'esecuzione dell'esercizio. Attraverso le varie sillabe si continuano a produrre diverse oscillazioni.
Si riesegue il Furi Tama.
Furi Tama
Al Tori Fune segue il Furi Tama. Così facendo si portano le mani davanti allo hara e le si mette l'una sopra l'altra con i palmi a contatto, facendo attenzione che la sinistra sovrasti la destra. Ora si inizia a muoverle leggermente disegnando un piccolissimo cerchio davanti allo hara. Il Furi Tama serve alla purificazione spirituale, alla distensione e allo scioglimento. Tradotto significa "scuotere lo spirito".
Proseguo
Dopo l'ultimo battito di mani le stesse vanno distese verso l'alto e cosi facendo si intersecano le dita. Poi con un Kiai si portano le mani davanti allo hara. Questo gesto simboleggia l'assunzione d'energia cosmica dall'universo e l'appropriazione di tale energia da parte del proprio centro.
In seguito si riaprono le braccia a 180° e si richiudono - qui i dorsi delle mani e le punte delle dita indicano verso il basso. Questo movimento d'apertura e di chiusura avviene lentamente così come lenta deve essere la respirazione. Dette aperture e chiusure di braccia avvengono tre volte e rappresentano Ura e Omote.
Poi si volgono le mani verso l'alto facendo vibrare mani e braccia e cercando di portare questa vibrazione fino allo hara. Dopo la resa di energia col Tori Fune questo movimento simboleggia ora il totale rifornimento di energia. In seguito si lasciano cadere le braccia e le si scuote potentemente per scioglierle.